“Come glielo dico?” 4 modi per parlare di morte con i bambini

“Come glielo dico?” 4 modi per parlare di morte con i bambini

Quando penso alle parole “morte” e “bambino” non posso evitare di sentire le urla disperate di Bambi che cercava la sua mamma dopo gli spari dei cacciatori. Qualche anno dopo, il Re Leone non è stato emotivamente più sostenibile.

È indubbiamente difficile rispondere quando lo sguardo di un bambino ci chiede dove sia Fido o perché il nonno non partecipa più al pranzo della domenica. Sarebbe comodo scappare, scomparire, congelare il momento per riparlarne magari quando il pargolo avrà compiuto diciott’anni.

Ma dobbiamo metterci l’anima in pace: la morte fa parte della vita. È un aspetto della nostra esistenza con cui prima o poi tutti abbiamo a che fare e non è posticipando l’argomento che proteggeremo i bambini dalla sofferenza. Anzi, c’è il rischio di creare un tabù o di instillare un’idea della morte come distante, poco probabile, qualcosa che “tanto non capita a me”.

Lungi da me consigliare alle nuove leve lo stesso strazio che abbiamo subito noi nati negli anni ‘80, ma un grosso merito, a Bambi, bisogna riconoscerlo: ci sbatte in faccia la verità. Forse si poteva essere un po’ più delicati, ma la morte stessa è spesso indelicata: anche i genitori muoiono, anche le brave persone muoiono. La mamma di Bambi è gentile e amorevole come Biancaneve e la Bella Addormentata ma il suo sonno non è solo temporaneo. Al contrario di Grimilde e Malefica (perfide streghe dei cartoni sopracitati), la morte della cerbiatta è cruda, improvvisa e assolutamente immeritata.

Sono convinta che sia importante far comprendere ai bambini, anche molto piccoli, che la morte e la sofferenza fanno parte della condizione umana. E proprio per questo se ne può parlare. Gli strumenti che intendo suggerire in questo articolo possono essere utili per rendere quotidiano l’argomento, non soltanto “all’occorrenza”, cioè quando ci si trova effettivamente ad affrontare un lutto.

Utilizzare degli strumenti permette ai bambini di dar voce a paure e sentimenti, sentendosi legittimati a fare domande. Attraverso l’aiuto dell’adulto possono rielaborare vissuti ed emozioni di difficile comprensione per loro.

L’uso di libri, video, film, etc., inoltre, può aiutare anche l’adulto ad affrontare con i bambini alcuni temi, in quanto il racconto narrativo diventa pretesto per trattare un argomento, come quello del lutto, faticoso emotivamente anche per noi. Gli strumenti narrativi, infatti, hanno il potere di trasferire all’esterno le nostre emozioni, trovando una corrispondenza tra i nostri vissuti e quelli raccontati, a volte facendoci sentire vicini ad un personaggio piuttosto che ad un altro.

Procediamo allora con 4 modi per parlare di morte con i bambini.

Un libro: Gina e il pesce rosso

Questo libro illustrato propone una trama concreta e comprensibile che lo rende adatto già dai 2 anni. Capita di frequente in famiglia di dover realmente affrontare la morte di un animale domestico, come un pesciolino. E questa storia offre ai bambini la possibilità di immedesimarsi in una situazione comune e realistica. Oltre a parlare della morte con semplicità e naturalezza, il libro tocca il tema della sepoltura: il pesciolino rosso viene seppellito in un bel giardino, in modo che i suoi amici possano andare a trovarlo, annaffiare il terreno e mantenere vivo il ricordo dei bei momenti trascorsi insieme. In quel luogo speciale nascerà alla fine un bel fiore, rosso proprio come il pesciolino.

Un film d’animazione: Coco

La storia si svolge alla vigilia del Dìa de los Muertos, che si festeggia in Messico intorno al 2 novembre. Tra le varie tradizioni legate a questa giornata, le persone allestiscono l’ofrenda, un altare casalingo su cui sono esposte le foto dei parenti defunti. Diversamente dall’usanza più tradizionalmente cristiana, si tratta di una festa allegra e colorata, in cui le persone portano cibo sulle tombe dei propri parenti, puliscono le case e preparano i piatti preferiti dei cari defunti. Il protagonista del film è un bambino messicano di nome Miguel che si trova a viaggiare nel mondo dei morti per via di una maledizione. Il continuo oscillare di Miguel tra il mondo dei vivi e quello dei morti ci insegna che i defunti continuano ad esistere nell’aldilà finchè qualcuno di vivo si ricorda di loro, tramanda la loro storia, espone la loro foto.

Un fumetto: Tre ombre

Questa grafic novel in bianco e nero è adatta ai più grandicelli (diciamo dai 10 anni in su) e ci mostra il disperato tentativo di un padre di evitare la morte del figlio. Louis è disposto perfino a barattare la propria anima e trasformarsi in un gigante per avere la possibilità di proteggere il piccolo Joachim dalle tre ombre che gli danno la caccia. Ma alla morte non si può sfuggire, è inutile combatterla. L’unico modo per andare avanti è accettare l’inevitabile e trovare conforto nel ricordo.

Un film: Io e Marley

Se il libro è destinato agli adulti, il film è decisamente adatto a tutta la famiglia. Chi dice di averlo visto senza piangere, mente. E proprio questo è uno dei pregi del film: presenta, legittima e suscita tutte quelle emozioni che si possono provare di fronte alla morte. Marley è un cane esuberante che vive un’esistenza piena, serena e felice circondato da padroni che lo amano come un parente. Vecchiaia e malattia non risparmiano nessuno, ma il cagnolone se ne va sempre amato dai suoi cari che lo seppelliscono avvolto nella sua coperta sotto al suo albero preferito. Al momento della sepoltura, fanno per lui una sorta di funerale. È interessante notare in questa scena come i vari membri della famiglia reagiscano in modo diverso, ma sempre possibile e legittimo, in base alla loro età e alle loro caratteristiche personali. La piccola Colleene disegna Marley tra gelati, cuori e baci, Conor scrive una lettera immaginando un paradiso pieno di cose da masticare, mentre il figlio maggiore Patrick, più consapevole e orgoglioso, conclude con un lacrimoso ed eloquente “lui lo sa”. I genitori esprimono con tenerezza e commozione il loro saluto all’amico a quattro zampe, ricordandolo come uno dei pilastri fondamentali della loro giovane famiglia.

In conclusione … ricordiamo!

Qual è il filo conduttore di questo breve excursus? Evidentemente il ricordo. Con questo concetto è infatti possibile spiegare ai bambini che la morte può in qualche modo essere affrontata. È sì irreversibile, spesso improvvisa e ingiusta, ma al contempo naturale.

Alcune espressioni spesso utilizzate dagli adulti per riferirsi ai morti, come “in cielo”, “sotto terra”, “addormentati”, “in un posto migliore”, possono risultare confusive e incomprensibili per un bambino. Qualsiasi emozione scaturisca da un lutto è, invece, comprensibile e legittima.

La morte è parte integrante del cerchio della vita, ma non siamo totalmente impotenti di fronte ad essa, perché i ricordi, le fotografie e i racconti dei vivi sono gli strumenti che ci permettono di mantenere i cari defunti nella nostra quotidianità.

Vi è capitato di utilizzare qualcuno di questi metodi per parlare della morte con bambini e ragazzi? Ne avete altri da consigliare? Scriveteci nei commenti!

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