Lavoro di gruppo: la nuova frontiera dell’educazione

“Dobbiamo studiare la Romania, tutte le parti sottolineate” mi dicono Giovanni e Sara stremati dopo sei ore di scuola.

“Sembra tutto importante ma è troppo da memorizzare, mi aiuti almeno a leggere?” chiede Luca alla sua mamma appena la vede rientrare dal lavoro.

“Bella la conferenza di stamattina, ho dormito per tutto il tempo” riporta Giada, adolescente assonnata.

“Raccontatemi cosa c’è da sapere per oggi” chiedeva Oscar, mio compagno di università, cinque minuti prima di ogni esame.

La lezione frontale è il sistema di insegnamento a cui siamo abituati e con cui siamo cresciuti. Ma come possono bambini e ragazzi restare fermi, svegli e attenti per ore, memorizzando ogni cosa con interesse?

Mi basta rifletterci un minuto per concludere che servono delle alternative.

La prima soluzione che mi viene in mente è il lavoro di gruppo. Proverò in questo articolo ad individuare alcune tipologie e ad analizzarne le caratteristiche.

Cooperative learning

Il Cooperative Learning è un metodo didattico in cui gli studenti lavorano insieme in piccoli gruppi per raggiungere obiettivi comuni. Si occupano di tutte le fasi del loro lavoro, dalla pianificazione alla valutazione, cercando di migliorare reciprocamente il loro apprendimento.

In quest’ottica, per esempio, l’insegnante divide la classe in gruppi di 4-5 ragazzi e chiede loro di presentare un lavoro sulla Romania. Sottolinea le aree tematiche indispensabili per un elaborato completo (aspetti geografici, economia, curiosità, cenni storici, ecc…). Definisce i tempi e suggerisce alcune possibili modalità di esposizione (per esempio, un cartellone o una presentazione in Power Point), lasciando però che sia il gruppo a scegliere e a proporre eventuali alternative. I ragazzi decidono allora se procedere leggendo il libro di testo, cercando informazioni su internet o osservando una carta geografica. Definiscono le modalità e le procedure d’azione: assegnano i fiumi a Giovanni, i monti a Marta e le città principali a Sara, o concordano di concentrarsi tutti insieme sulla stessa area.

Le esperienze effettuate nell’ambito del Cooperative Learning evidenziano generalmente significativi vantaggi:

  • Migliori risultati: lavorando in gruppo gli studenti sviluppano maggiori capacità di ragionamento e di pensiero critico e riescono a mantenere l’attenzione più a lungo sul compito
  • Relazioni positive: gli studenti riconoscono l’importanza dell’apporto di ciascuno al lavoro comune e sviluppano pertanto rispetto reciproco e spirito di squadra
  • Benessere psicologico: affrontando insieme le difficoltà e lo stress, gli studenti sviluppano un maggiore senso di autoefficacia e di autostima

Il Cooperative Learning si fonda su 5 principi, che lo differenziano dal tradizionale lavoro di gruppo:

Leadership distribuita

Nessuno è eletto o scelto come capo del gruppo: tutti i membri esercitano le competenze di leadership quando è necessario e appropriato farlo.

Raggruppamento eterogeneo

La selezione dei gruppi è fatta in modo casuale, poiché i gruppi eterogenei risultano più efficaci.

Interdipendenza positiva

Gli studenti si impegnano a favorire l’apprendimento di ciascun membro del gruppo, perché il successo individuale dipende da quello collettivo.

Acquisizione delle competenze sociali

Le abilità sociali vengono definite, discusse, sperimentate per sviluppare insieme la capacità di lavorare efficacemente in gruppo.

Autonomia del gruppo

Gli studenti possono richiedere supporto all’insegnante, ma imparano a risolvere da soli i problemi, a valutare il lavoro svolto e a porsi obiettivi di miglioramento.

Peer education

Un’altra proposta educativa è la Peer Education. Letteralmente significa “educazione tra pari “ ed implica un radicale cambio di prospettiva rispetto alle modalità classiche di insegnamento: i giovani sono al centro del sistema educativo.

Alla base di questo metodo c’è il principio di similarità: la conoscenza si trasmette con più efficacia tra pari, cioè tra persone simili per età, status e problematiche.

Alcuni soggetti (peer educator) vengono scelti e formati per svolgere la funzione di educatori nei confronti degli altri membri. Non assumono il ruolo di insegnanti, bensì di tutor, persone con cui intraprendere uno scambio attivo di idee ed esperienze senza timori riverenziali. I pari sono visti come modelli attraverso i quali rileggere i propri vissuti e consentono, da un lato, di acquisire conoscenze e competenze, dall’altro, di modificare i propri comportamenti e i propri atteggiamenti.

La peer education fa in modo che tutti gli utenti siano coinvolti nel processo di apprendimento, determinando il passaggio da una comunicazione di tipo unidirezionale ad una bidirezionale o circolare.

Annullando la distinzione tra formatori e soggetti destinatari e fungendo da agenti di socializzazione, i peer educator:

  • favoriscono la maturazione di livelli di consapevolezza rispetto alle tematiche oggetto del percorso educativo
  • promuovono la presa di coscienza del ruolo che ciascun elemento del gruppo può assumere
  • stimolano all’analisi delle conseguenze delle singole azioni
  • innescano processi rivolti alla maturazione di consapevolezza della responsabilità nei confronti delle proprie scelte

Anche l’eventuale apporto di contributi da parte di esperti deve garantire che la comunicazione avvenga in maniera orizzontale, rispettando l’approccio della peer education.

L’educazione tra pari può essere legata ad aspetti e contesti differenti e può coinvolgere qualsiasi fascia di età, ma si rivela particolarmente funzionale quando si ha a che fare con gli adolescenti. Il principio di similarità permette, infatti, di affrontare argomenti e temi che difficilmente si discutono con gli adulti, come l’amicizia, l’amore, la sessualità, la diversità.

Il clima di rispetto reciproco, fiducia e cooperazione tra pari, inoltre, rende la peer education anche un efficace sistema di prevenzione verso fenomeni negativi, come il bullismo, l’uso di sostanze stupefacenti, la diffusione di malattie sessualmente trasmissibili.

Imparare facendo (Learning by doing)

Caratteristica fondamentale della peer education, ma molto utile in qualunque contesto di gruppo è la tecnica dell’imparare attraverso l’azione. La miglior tecnica per comprendere a fondo tematiche e concetti complessi è infatti proprio quella del «fare», all’interno di laboratori o attività di gruppo organizzate dagli educatori in qualità di facilitatori.

“Maestra questa lezione è bellissima!” mi disse Davide sfoderando un sorriso sincero ed entusiasta, di quelli che non si vedono spesso durante l’ora di storia. Nell’aula magna insieme alle altre classi quinte della scuola primaria, alcuni esperti sugli usi e costumi dei celti avevano diviso gli studenti in piccoli gruppi per guidarli tra le diverse postazioni. I bambini hanno potuto scrivere il proprio nome con l’alfabeto celtico, provare l’abbigliamento tipico e le armature da combattimento, imbracciare armi tradizionali, riprodurre le antiche rune con la creta ed osservare alcune piante curative utilizzate dai druidi. Sono tornati a casa quel pomeriggio con la faccia dipinta come autentici guerrieri celti ed un sorriso a 32 denti, in attesa di ricevere ognuno la propria bottiglietta di idromele. Scommettiamo che tra 10 anni ne ricorderanno ancora la ricetta?

Il ruolo dell’adulto nel lavoro di gruppo

Nessuno dei metodi sopra descritti annulla in alcun modo l’autorità degli adulti (insegnanti, formatori, educatori), che anzi assumono il ruolo di supervisori e di facilitatori dell’interazione tra i giovani.

L’adulto è infatti in primo luogo un organizzatore dell’attività di apprendimento. I suoi principali compiti sono:

  • condurre il gruppo, definendo regole e procedure
  • rendere trasparente ai singoli e al gruppo, sia all’inizio del lavoro che in itinere, il progetto e il percorso operativo
  • mettere la propria esperienza e le proprie competenze a disposizione dei giovani
  • fornire il sostegno per il lavoro dei singoli
  • supportare il lavoro e l’equilibrio del gruppo
  • stimolare l’attenzione e la partecipazione durante l’attività
  • sostenere gli studenti nella socializzazione e nella creazione di un clima favorevole

In conclusione…

Gli approcci diversi dalla lezione frontale in via di espansione sono tanti e sono incentrati sulla cooperazione e sulla collaborazione tra pari. Ma non escludono situazioni o momenti di lavoro sia individuali che competitivi. I risultati spaziano dal raggiungimento di un obiettivo comune all’incremento delle proprie conoscenze personali, all’accrescimento delle abilità relazionali.

E infine, dovreste vedere le facce spiazzate dei ragazzi di fronte alla classe destrutturata e all’adulto di riferimento posizionato in modo differente rispetto alle lezioni ordinarie…Per un insegnante o un educatore non c’è nulla di più entusiasmante!

Qual è la vostra esperienza con il lavoro di gruppo? Cosa pensate delle possibili alternative alla lezione frontale? Raccontateci la vostra opinione nei commenti.

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